Emozione e coscienza by Antonio Damasio;

Emozione e coscienza by Antonio Damasio;

autore:Antonio Damasio; [Damasio, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788845984969
editore: edigita
pubblicato: 2022-04-14T00:00:00+00:00


UN’ULTIMA PAROLA SULL’OMUNCOLO

È opportuno ora un commento sull’abominevole soluzione dell’omuncolo al problema del sé e sul motivo del suo fallimento. Quell’idea, ormai screditata, consiste nel presupporre che una parte del cervello, «la parte conoscente», possieda la conoscenza necessaria per interpretare le immagini formate nel cervello: le immagini vengono presentate alla parte conoscente, che sa che cosa farne; la parte conoscente, secondo tale concezione, è un contenitore spazialmente delimitato, il cosiddetto omuncolo. Il termine ha indotto molti a figurarsi proprio la struttura fisica di un omino in scala ridotta, adeguato alle dimensioni del cervello. Alcuni l’hanno persino immaginato a somiglianza della famosa illustrazione dell’omino con la lingua di fuori e i piedi al contrario che compare nei libri di testo, nel disegno schematico delle regioni motorie e somatosensitive della corteccia cerebrale.

Il guaio di tale congettura è che l’onnisciente addetto alla conoscenza per ciascuno di noi si troverebbe egli pure alle prese con lo stesso problema. Chi si occuperebbe del suo conoscere? Ma è chiaro, un altro omino uguale, ma più piccolo. A sua volta, il secondo omino ne dovrebbe necessariamente contenere un terzo, che sarebbe la sua parte conoscente. Una catena senza fine. Proprio questo continuo rinvio della difficoltà, la cosiddetta regressione infinita, è la vera ragione che ha fatto scartare la teoria dell’omuncolo. Da un lato è stato un bene, naturalmente, poiché si è sottolineata l’inadeguatezza delle descrizioni tradizionali di un «centro» cerebrale per una cosa così complessa quanto il conoscere. Dall’altro ciò ha avuto un effetto paralizzante sullo sviluppo di soluzioni alternative. Ha ingenerato una paura dell’omuncolo peggiore della paura di volare, che ha finito per diventare la paura di specificare un sé conoscente, dal punto di vista cognitivo e neuroanatomico. L’atto del conoscere e il sé, che prima si trovavano dentro un piccolo essere dotato di cervello, in quattro e quattr’otto sono passati a non essere da nessuna parte.

L’incapacità dell’idea dell’omuncolo di fornire una soluzione al problema del conoscere fece nascere dubbi sul concetto stesso del sé. E questo è deplorevole. D’accordo, è giusto essere scettici nei confronti di un conoscitore del tipo omuncolare, dotato di tutta la conoscenza e localizzato in un’unica e circoscritta parte del cervello: dal punto di vista fisiologico, è privo di senso, e poi tutti i dati a disposizione indicano che non esiste alcunché di simile. Però il fallimento di quella congettura non implica che insieme all’omuncolo si debba o si possa gettar via il concetto del sé. Ci piaccia o meno, qualcosa di simile al senso di sé esiste effettivamente nella mente umana normale mentre è in atto il processo di conoscenza. Ci piaccia o meno, la mente umana, è costantemente scissa – come una casa divisa – nella parte che sta per il conosciuto e nella parte che sta per il conoscente.

La storia contenuta nelle immagini della coscienza nucleare non viene raccontata da un abile omuncolo, e neppure da noi in quanto sé, poiché il nostro sé nucleare nasce soltanto all’interno della storia stessa, quando viene raccontata. Noi esistiamo come esseri



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